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Viaggiare sicuri con l'intelligenza artificiale

Perquisizioni virtuali e sistemi di AI: ecco come, per la sicurezza dei nostri viaggi, intercettano i malintenzionati in aeroporti e stazioni. Il costo? Una bella fetta della nostra vita privata.

Viaggiare sicuri con l'intelligenza artificiale

Quanta della vostra privacy siete disposti a barattare in cambio di una maggiore sicurezza, per esempio nei viaggi aerei? La domanda è molto meno banale di quanto pensate e prima di azzardare una risposta prendetevi tutto il tempo che vi serve: ma non oltre la fine della prossima estate, quando all'aeroporto internazionale di Dubai entrerà in funzione un nuovo sistema di riconoscimento facciale che sostituirà i controlli di frontiera e deciderà chi potrà entrare e uscire dal Paese e chi dovrà invece essere allontanato o fermato dalla polizia.

IL TUNNEL DEL DIVERTIMENTO. Non immaginatevi occhi elettronici che scrutano minacciosi e robot dotati di manette pronti ad arrestare i cattivi. Il controllo sarà invece piacevolmente trasparente, e con tutta probabilità i passeggeri se ne staranno in felice attesa in fila, per accedervi: perché la rilevazione biometrica sarà effettuata da 80 telecamere opportunamente posizionate all'interno di un tunnel sulle cui pareti saranno proiettati dei video immersivi.

I passeggeri avranno la sensazione di attraversare un acquario popolato da pesci, un deserto o una foresta tropicale mentre lo sguardo attento di 80 obiettivi ad alta risoluzione inquadrerà i loro volti da ogni possibile angolazione. Le immagini registrate nel tunnel saranno confrontate con quelle del database della polizia e in base al risultato si deciderà se dare il via libera o intervenire con le contromisure.

LA FRONTIERA INTELLIGENTE. Prima di attraversare il tunnel i passeggeri in transito dovranno identificarsi con il proprio volto e i propri documenti presso uno dei totem installati in aeroporto.

La verifica dei tratti somatici è demandata a un sistema di intelligenza artificiale che ha richiesto oltre 4 anni di sviluppo, ma che adesso riesce a riconoscere e distinguere le diverse fisionomie anche in movimento o in condizioni di luce non ottimale.

$ICUREZZA. Questa tecnologia è stata presentata qualche settimana fa alla Gulf Information Technology Exhibition (GITEX), fiera dedicata all'hi-tech e alla sicurezza che si tiene ogni anno a Dubai.

Naturalmente in molti, comprese le autorità dell'aeroporto degli Emirati, hanno già pensato (e trovato il modo) di sfruttare la tecnologia per farne un business: se può riconoscere le persone, con tanto di nome e cognome, perché non usare i video immersivi per proporre pubblicità personalizzate?

Se adesso state pensando a quella scena di Minority Report in cui Tom Cruise fugge dai cartelloni pubblicitari che lo riconoscono in ogni angolo della città, sì, il modello è proprio quello.

GLI OCCHI INTELLIGENTI DELL'AI. Gli aeroporti orientali non sono gli unici a voler impiegare la potenza dell'AI per sapere tutto su passeggeri e passanti. Nei prossimi mesi alla Union Station di Los Angeles e all'aeroporto di Denver entrerà in funzione Evolv, un body scanner ultra veloce capace di scovare esplosivi e armi nascoste in una frazione di secondo.

Evolv, realizzato dall'omonima start-up finanziata da Bill Gates, scansiona il corpo dei passanti utilizzando le stesse frequenze radio dei tradizionali body scanner aeroportuali. Le immagini ottenute non vengono però presentate a un operatore umano, ma a un sistema di intelligenza artificiale e riconoscimento visuale che in frazioni di secondo è in grado di evidenziare la presenza di una pistola nascosta, di un coltello, di un pacco di esplosivo o di altri elementi sospetti.

Il risultato del controllo viene quindi inoltrato sul tablet dell'operatore umano evidenziando le zone del corpo sulle quali è meglio indagare ulteriormente.

Evolv, oltre che riuscire a perquisire virtualmente 800 persone l'ora contro le poche decine dei controlli tradizionali, non richiede di togliere le chiavi o il telefonino dalle tasche e non mostra all'operatore la tanto discussa immagine super dettagliata (e senza vestiti) del fisico di chi sta passando ai controlli.

TERRORISTA? CE L'HAI SCRITTO IN FACCIA. La sicurezza in loco va bene e tranquillizza passanti e passeggeri, ma ce n'è un'altra, preventiva, che inizia ben prima dell'arrivo in aeroporto di eventuali malintenzionati.

Leon Kuperman, di Zenedge Technology, azienda che opera nel settore della cybersicurezza, spiega dalle pagine del suo blog come ogni nostro viaggio lasci in rete una miriade di tracce: dove andiamo, da dove partiamo, con quale compagnia, con chi viaggiamo, ogni quanto, con quale e quanto bagaglio, come paghiamo, con quanto anticipo abbiamo prenotato, oltre ovviamente a tutti i nostri dati anagrafici, alla nostra cittadinanza e molto altro ancora.

Ogni giorno i viaggiatori di tutto il mondo generano milioni di dati come questi, che possono essere analizzati da sistemi di intelligenza artificiale alla ricerca di deviazioni dalla media che potrebbero essere sospette. Queste informazioni, integrate con sistemi di analisi semantica di ciò che viene postato in rete e condiviso sui social network, possono portare all'identificazione di potenziali pericoli.

Secondo Kuperman il futuro può essere ancora più distopico (ossia un'alternativa anomala, poco desiderabile): sistemi di riconoscimento visuale sempre più sofisticati e governati dall'intelligenza artificiale sapranno riconoscere i comportamenti sospetti ripresi dalle telecamere di sicurezza, ma anche espressioni del volto che indichino una condizione di fortissimo stress... Come quella di un terrorista pronto ad agire?

E LA PRIVACY? È evidente che tutte queste tecnologie compongono un quadro che è l'esatto opposto della privacy: dove andiamo, quando, con chi, quanto spesso, cosa portiamo con noi e molto altro ancora. Tuttavia la cosa non sembra preoccupare più di tanto, almeno secondo quanto riportato da Engadget.

Per esempio, la gran parte delle persone intervistate sembra guardare al tunnel dell'aeroporto di Dubai come a un grande videogame nel quale non vedono l'ora di entrare, anche se nessuno ha chiesto loro il permesso di registrare e memorizzare i loro tratti somatici e non è ancora chiara la percentuale di falsi positivi nei quali incapperà il sistema.




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