La colpa è della matematica! Lo decise il matematico Cartesio, al secolo René Descartes, ma buona parte del merito va anche al suo tipografo. Nel saggio La Géométrie (1637), infatti, lo studioso francese scelse di utilizzare le ultime lettere dell’alfabeto minuscolo per indicare le incognite e quelle iniziali per individuare le quantità note. L’idea del tipografo, avallata da Cartesio, fu di dare precedenza alla lettera “x” al fine di indicare le quantità ignote nelle equazioni a una sola incognita, poiché meno utilizzata in lingua
francese e dunque difficilmente confondibile con le altre lettere, aggiungendo la “y” nelle equazioni a due incognite e la “z” in quelle a tre. La cosa. Nei secoli precedenti gli arabi indicavano l’incognita con la parola “shay”, un suono non distante da “x”, che significa “la cosa”. Questa dicitura si ritrova anche nell’Italia rinascimentale, dove la scienza delle equazioni era nota come “L’arte della cosa” e i matematici (tra cui Niccolò Tartaglia) erano definiti “cosisti”. (S.V.)