Per memoria dell'acqua si intende la possibilità dell'acqua, in forma liquida, di mantenere una “impronta” delle sostanze con cui è venuta in contatto.
Fu l’immunologo francese Jacques Benveniste a pubblicare nel 1988, sulla prestigiosa rivista internazionale “Nature”, i risultati di rivoluzionari esperimenti che dimostravano come l’acqua fosse capace di mantenere una memoria/informazione di sostanze in essa disciolte o diluite; tali risultati non solo avrebbero potuto fornire una base scientifica ai principi della medicina omeopatica ma, soprattutto, avrebbero scardinato consolidate conoscenze di fisica, chimica e medicina, costringendo ad una revisione e riscrittura di più nozioni.
Nonostante la bocciatura della comunità scientifica, le ricerche iniziate da Benveniste e dai gruppi da lui capitanati proseguirono, incoraggiate dalla curiosità e la voglia di approfondire sia di scienziati italiani che di personalità illustri del mondo della scienza (quali il premio Nobel Luc Montagnier).
Cos’è la memoria dell’acqua?
Ebbene, per l’acqua non si parla di EI piuttosto di Memoria-Informazione (MI) ossia:
1) l'acqua agisce come un recettore, essendo in grado di ricevere le frequenze d'onda e di memorizzarle (memoria);
2) l'acqua agisce come trasmettitore, trasmettendo le frequenze delle onde memorizzate (informazione).
Queste caratteristiche biofisiche, chimiche ed elettro-magnetiche dell’acqua sono state messe in evidenza da esperimenti indipendenti l’uno dall’altro, che confermano il contributo di Beneviste.
Fu Luc Montagnier, Premio Nobel per la medicina, a confermare l’emissione di onde a bassa frequenza (EMS) in alcune diluizioni di filtrati provenienti da colture di microorganismi (virus, batteri) o dal plasma umano infettato dagli stessi agenti patogeni.
Essendo la dimensione delle strutture che generano le EMS molo piccole, ciò ha giustificato la loro denominazione di “nanostrutture”.
Gli studi seguenti fecero presupporre a Montagnier e ai suoi collaboratori come potesse essere l’organizzazione dell’acqua a spiegare tutto. L’acqua non solo è in grado di interagire con le molecole disciolte in essa, stabilizzandole, ma le stesse molecole di acqua possono formare aggregati o polimeri (strutture comunque piuttosto labili).
Fu poi Emilio del Giudice, scienziato di fama internazionale, e il suo gruppo di lavoro, a proporre e mostrare come l’acqua potesse organizzarsi in domini di coerenza, con la dimensione di nanostrutture ed in grado di autorigenerarsi e mantenersi con l’emissione di onde elettromagnetiche.
I Domini di Coerenza sono il risultato della capacità di aggregazione e cooperazione per una finalità che i campi elettromagnetici informati hanno di organizzarsi in strutture complesse. Emilio del Giudice capì come l’acqua, che è il miglior solvente universale, fosse in grado di memorizzare le informazioni ricevute dai soluti con i quali entrava a contatto, aggregandoli in gruppi di molecole chiamate ”bioclusters” (domini di acqua corrente dotate di un proprio Campo Elettro Magnetico, CEM) attraverso il quale avviene un continuo scambio di informazione.
Emilio dal Giudice condusse, assieme a Giuliano Preparata, le ricerche sul fenomeno della memoria dell’acqua nell’ambito della CQED (elettrodinamica quantistica coerente). Secondo questa teoria esistono domini di coerenza nell’Universo, in grado di allineare i campi elettromagnetici. Questo potrebbe rappresentare un fondamento scientifico alla dinamizzazione omeopatica (lo scuotimento del prodotto omeopatico diluito per almeno 100 volte in senso verticale, con movimenti netti, veloci e di breve distanza) poiché le molecole di acqua conserverebbero una geometria molecolare correlata agli elementi chimici con cui entrano in contatto.
Questi domini di coerenza hanno una dimensione di decine di micron, in cui milioni di molecole oscillano all'interno di un campo elettromagnetico di tipo coerente.
I messaggi dell’acqua
Recenti esperimenti condotti da Germanov e altri ricercatori SBQ nel 2011 mostrano risultati molto interessanti: sostanze chimiche di natura organica e non organica, nonché molecole biologiche e composti organici complessi emettono, rispettivamente, singole frequenze elettromagnetiche o uno spettro di frequenze che corrisponde a quelle delle sostanze contenute.
La memoria-informazione dell’acqua può inoltre essere sfruttata per energizzare l’acqua con un dispositivo in grado di catturare le frequenze di farmaci per poi ritrasmetterle nell'acqua. Questo può aprire nuove prospettive nell’uso di farmaci con gli stessi risultati terapeutici ma limitando i loro dosaggi.
Inoltre, gli stessi fluidi biologici umani (sangue, urine, ecc), emettono segnali che caratterizzano lo stato del corpo e riflettono l’attività della coscienza umana. È stato il giapponese Masaru Emoto a sostenere come la coscienza umana avesse un effetto sulla struttura molecolare dell’acqua.
Dal 1999 Emoto ha pubblicato diversi volumi di un lavoro dal titolo “I messaggi dall’acqua”, contenenti fotografie di cristalli di acqua esposti a variabili diverse e successivamente congelata, in modo da formare strutture cristalline. Dall’osservazione delle fotografie si evince come parole, preghiere, musica e ambiente esercitino un vero e proprio effetto fisico sulla struttura cristallina dell'acqua, modificando la semplice struttura di base esagonale dei cristalli di ghiaccio di acqua non condizionata (tra l’altro dispersi in modo caotico), nelle strutture belle e raffinate, disposte in modo armonico e simmetrico, dei cristalli di ghiaccio di acqua “informata”.
Seguendo le ipotesi del ricercatore giapponese la SBQ ha creato un interessante test per verificare l’ipotesi di interazione tra la MI dell’acqua e la musica con il risultato che la musica energizza effettivamente l’acqua. Questa evidenza sperimentale apre nuove prospettive sulla musicoterapia e le sue applicazioni per l'autismo infantile, il ritardo mentale, le disabilità, la sindrome di Alzheimer e altri disordini cerebrali, come psicosi, i disturbi dell'umore e i disordini somatoformi (in particolare la sindrome di dolore cronico), la sindrome da stanchezza cronica (CFS) e i disturbi alimentari (anoressia nervosa). Si può attribuire, in questo modo, anche un nuovo risalto all'interpretazione del risveglio da coma grazie all’ascolto di musica e canzoni.